Quello relativo alla proprietà del celebre Empire State Building, sembra un capitolo destinato a non chiudersi mai.
Il grattacielo, simbolo per eccellenza di Manhattan, progettato e realizzato sul finire dagli anni venti dall’ architetto William Lamb, infatti, mai come in questi ultimi periodi, è oggetto di offerte di acquisto multimiliardarie, con rilanci continui, da parte di società e privati, provenienti da tutte le parti del mondo.
L’asta è partita all’indomani del progetto della famiglia Malkin, azionista di maggioranza da oltre cinquant’anni, di trasferire la proprietà dell’Empire State Building e di altri 18 palazzi, in un fondo di investimento immobiliare creato appositamente per poi essere quotato in Borsa, per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di dollari.
I Malkin hanno dovuto superare una dura opposizione interna tra gli oltre 2.800 soci, una lunga battaglia vinta solo quest’anno con l’80% dei consensi.
Proprio mentre sembrava che la quotazione in borsa potesse andare in porto sono giunte tre proposte in contanti, nel giro di poche settimane, per rilevare la proprietà dello storico edificio.
A contendersi la proprietà dell’ Empire State Building, oltre che a due storiche dinastie immobiliari americane, anche una cordata di investitori europei e mediorientali che per il momento ha preferito restare anonima.
La prima offerta in ordine di tempo è stata quella presentata da Rubin Schron, investitore newyorkese titolare del Cammeby’s International Group, che ha offerto 2 miliardi di dollari per rilevarne la proprietà.
La seconda proposta di poco superiore ai 2,1 miliardi di dollari, è giunta invece dal colosso dell’immobiliare Joseph Sitt, che vanta alcune proprietà esclusive, nelle zone più eleganti della città come Madison Avenue e la Fifth Avenue.
Questa seconda offerta è stata immediatamente pareggiata da quella della cordata di investitori stranieri, in collaborazione con la società Princeton Holdings.
Le offerte di Rubin Schron e quella del misterioso gruppo di investitori, sono state rese note formalmente dagli stessi Malkin, in documenti depositati presso la Sec, l’authority americana di Borsa.