Patrik Schumacher, il nuovo direttore di uno dei più rinomati studi di architettura del mondo, ossia lo studio Zaha Hadid Architects, ne ha preso le redini dopo la prematura e recente scomparsa della sua fondatrice, l’architetto e designer Dame Zaha Hadid. L’architetto e docente tedesco, naturalizzato britannico, ha reso noto come il suo team si stia evolvendo verso una dimensione sempre più tecnologica e come il contributo dell’ingegneria sia divenuto ormai di vitale importanza per la progettazione dei propri lavori.
La spinta verso una dimensione sempre più digitale si è delineata per lo studio come una scelta, ma anche come una necessità impellente per fronteggiare i numerosi progetti che l’équipe ha abitualmente in cantiere. Da tempo i disegni di carta hanno ceduto il posto a modelli di edifici realizzati completamente al computer. Lo studio ha ormai pienamente abbinato l’organico e il digitale, integrandovi curve ampie e forme astratte. Uno dei principali promotori dell’integrazione della tecnologia nel processo di progettazione è stato proprio l’architetto Schumacher che avverte tale passaggio come una progressione del tutto naturale. Il nuovo direttore dello studio londinese ha inoltre posto l’accento sul secondo perno su cui poggia il suo lavoro, ossia l’ingegneria. Patrik Schumacher ritene infatti che l’apporto degli ingegneri debba subentrare già nella fase iniziale dello sviluppo dei progetti. L’intento è quello di favorire un maggiore impatto creativo da parte degli ingegneri.
L’interazione tra architettura e ingegneria è stata la protagonista di una delle più importanti creazioni dello studio: il One Thousand Museum di Miami. Schumacher ha spiegato che per la progettazione della torre ci si è avvalsi di una logica ingegneristica. La forte silhouette strutturale del museo non solo non è stata celata, ma al contrario è divenuta l’elemento visibile che ha conferito identità e presenza iconica all’intero edificio. La nuova filosofia dello studio londinese era già emersa durante la progettazione del museo romano MAXXI. La costruzione del prestigioso edificio aveva posto i suoi costruttori di fronte alla necessità di misurarsi con un significativo incremento della complessità strutturale rendendo quindi necessario un processo di sviluppo parallelo tra architettura e ingegneria. Il forte ingresso dell’ingegneria nelle forme dello Stadio Olimpico di Tokyo ha infine consacrato tale struttura come l’emblema della nuova filosofia costruttiva dello studio Zaha Hadid Architects.